Mobbing: un fenomeno da debellare

Convegno Nazionale UIL CA

Hotel Hermitage – Galatina (Le)

16 giugno 2000

 

 

Sintesi della Relazione Conclusiva di Massimo Masi

Segretario Nazionale UIL C.A.

 

R

ingrazio, innanzitutto, il Segretario UILCA di Lecce, Oronzo Pedio, il Segretario della Camera Sindacale UIL di Lecce, tutti i nostri quadri sindacali per l’organizzazione di questo convegno. Ringrazio, inoltre, tutti i partecipanti, i relatori che hanno dato lustro a questa nostra iniziativa.

Le relazioni, gli interventi hanno dimostrato, che il problema del mobbing è sentito, è reale e non è un fenomeno da “salotto buono”.

La UIL C.A. è sensibile al fenomeno del mobbing (convegni di Novara, Bologna, Torino) non per meri calcoli opportunistici ma perché ritiene essenziale, in questa fase di profonde trasformazioni e di grandi ingiustizie, schierarsi al fianco di coloro che si sentono oppressi da una società lavorativa che offre sempre meno solidarietà, sempre più rampantismo ed individualismo.

Gli esperti indicano che il 15% dei casi di mobbing, in Italia, sono da individuare nel nostro settore. Quali le cause?

Le ristrutturazioni, spesso violente nel nostro settore, sono una causa di mobbing in quanto non esiste, o per meglio dire non esisteva, fra i lavoratori una cultura di precarietà del posto di lavoro. La famosa  definizione del sistema bancario come “foresta pietrificata” non riguarda solo il sistema ma anche  i  lavoratori del credito. Le repentine trasformazioni tecnologiche, la politica delle banche di aumentare i guadagni comprimendo i costi (soprattutto quelli del personale), la ricerca dell’utile a tutti i costi, la politica dei budget hanno determinato, soprattutto nei colleghi più esposti, la caduta di certezze e la messa in discussione dei diritti acquisiti nel tempo.

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Dopo sette ore di dibattito l’attenzione cala. E’ assodato. Pertanto, voglio capovolgere la mia scaletta dell’intervento conclusivo per fare proposte operative, subito.

La prima proposta è quella di parlare del mobbing, di fare conoscere questa “malattia”. Se ci limitassimo solo a questo convegno, la nostra iniziativa risulterebbe solo idonea ad essere inserita nel calendario dei centomila convegni che si svolgono in Italia, annualmente.

Da questo convegno devono uscire due priorità: la formazione e l’informazione rivolte entrambe verso i nostri quadri sindacali. Dobbiamo dare gambe a questa iniziativa fornendo tutta la documentazione possibile, fare corsi di formazione, dobbiamo fare, insomma, il nostro mestiere di sindacalisti che, molto spesso, non è altro che ascoltare le persone che sono sole e che hanno bisogno di avere certezze.

Come UIL C.A., già nei prossimi corsi formativi, inseriremo schede sul mobbing.

Quindi diamo spazio sui nostri siti al mobbing, diamo spazio, soprattutto a coloro che lanciano messaggi di soccorso, aiutiamo chi si trova in difficoltà.

Usiamo la parola e, quando necessario, rivolgiamoci ai nostri sportelli di ascolto.

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L’intervento del Sostituto Procuratore della Repubblica di Lecce, dott.sa Valeria Mignone, mi ha emozionato.  E’ la stessa emozione che ho provato a Palermo ascoltando Borsellino e Falcone, Caselli a Bologna. E’ quell’emozione che si prova quando capisci che chi parla crede ciecamente in quello che fa, svolge un compito. Quindi una persona che crede nella giustizia, che opera per farla vincere e che combatte, con tutte le proprie forze fisiche, fino in fondo. Dottoressa, siamo dalla stessa parte, continui in questa Suo lavoro. Nel corso del Suo intervento Lei si è chiesta perché nella Regione Emilia Romagna, in alcune banche, in particolare, statisticamente esistevano un numero elevato di cause di lavoro che potevano avere la caratteristica del mobbing.

Provenendo da quella Regione, dalla banca che detiene quel triste record, posso tranquillare affermare che almeno due sono le cause principali di questo accanimento giudiziario. La prima è insita nella mentalità della gente della mia Regione: non c’è la cultura del “lasciare perdere” e quindi chi si sente sopraffatto si ribella con tutti i mezzi e, in ultima istanza, con l’arma legale. La seconda deriva dal comportamento dalle banche.

Ad una convention di una Banca che va per la maggiore si è preso a pretesto il titolo di un libro di Coelo “I Guerrieri della Luce” per incitare i titolari, i vice, gli addetti titoli ad essere i guerrieri della luce della Banca. Si, ha capito bene: “i guerrieri della luce portano la verità ai popoli che ancora non conoscono i servizi di questa banca. Tutti, quindi, al servizio di chi dà la luce (il verbo della Banca attraverso capi e capetti).

Come si opera il mobbing nelle banche? Facile. Basta prendere una lavagna, un foglio di carta nelle filiali più rurali, scrivere i nomi dei colleghi che operano in quella unità e riportare a fianco i nomi dei clienti acquisiti, i nuovi rapporti aperti, i titoli venduti. Chi non è in media è cerchiato (con pennarello rosso) e portato al pubblico ludibrio.

Poco importa la qualità del lavoro, l’importante è la massa del lavoro. Dopo qualche mese il collega “non in linea” si sente deriso, evitato dagli altri, accusato dagli altri lavoratori di non saper lavorare in squadra contribuendo, così, all’insuccesso della stessa e, infine, causa principale del mancato raggiungimento dell’obiettivo che vuol dire premi in denaro.

Ancora. La teoria della nota di qualifica o della pagellina. Se raggiungi l’obiettivo previsto (budget) ti pago, se non raggiungi il budget ti “sputtano” con nome e cognome davanti a tutti gli altri agenti alla prima riunione o convention e, per applicare la nota teoria del “colpire uno per educarne cento”, anche se hai raggiunto il budget ti calo le note di qualifica così il tuo premio viene abbassato del 50%. “Che ti serva da lezione per te e per gli altri”.

Non basta. Nei corsi per promotori o sviluppatori si insegna la teoria del dolore, di prendere farmaci quando lo stress è elevato, quando la fatica ti assale. Ogni minuto dedicato alla famiglia, al tempo libero è tempo rubato alla banca che ti paga profumatamente e per Lei rappresenti un costo.

Non parliamo poi della teoria della promozione. Io, banca, ti assumo, ti metto alla guida di una filiale, casomai ti attribuisco anche una cifra “ad personam” o una promozione, poi, se non raggiungi gli obiettivi ti trasferisco a 500/600 chilometri di distanza. Naturalmente nel corso del colloquio con l’Ufficio personale ti viene detto che la Banca, la grande Banca, ha bisogno di te, proprio in quel posto. A quel punto o ti licenzi o diventi un mobizzato.

Potrei continuare, fare l’esempio, sul tipo della palazzina LAV, del trasferimento di persone in uffici dove è “vietato lavorare”, oppure delle telefonate “anonime” quotidiane a colleghi con epiteti e riferimenti a fatti lavorativi. Preferisco fermarmi qui.

La Dottoressa mi consentirà anche una battuta polemica nei confronti della Magistratura. Secondo Lei è possibile che in alcune Preture le cause di lavoro, di mobbing durino anni; che articoli 28 – comportamento antisindacale - (secondo grado) siano in sospeso o non attribuiti ai giudici da oltre due anni?

Noi non vogliamo una magistratura schierata con sentenze sempre a favore dei lavoratori, ma  in certe Preture vincere cause di lavoro è difficilissimo. In certe città è persino difficile trovare un avvocato che te le patrocina contro certi padroni delle ferriere.

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Io condivido la proposta  di Legge presentata da Giorgio Benvenuto. Senza una legislazione di sostegno, le cause sul mobbing sarebbero perse in partenza.

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Vedi dr. EGE io ho l’impressione che, nonostante nella tua intervista a Serata TG1 di alcuni sabati fa, dove affermavi che il sindacato è assente nel combattere il mobbing perché, a volte, è costretto a prendere posizione contro un lavoratore che può essere un proprio iscritto, solo il sindacato parli di mobbing. Il Sindacato non ha paura del conflitto fra lavoratori, affronta questi problemi, quasi quotidianamente. A questi convegni, Ege, non vedi i rappresentanti delle banche o dell’ABI. Essi negano l’esistenza di questo fenomeno, essi negano l’esistenza di questa malattia. E’ giusto rimarcare l’esempio della ditta tedesca che mette nei contratti norme anti mobbing, ma qui siamo in Italia non in Germania. Nel nostro Paese la cultura della sopraffazione e dell’illegalità è ancora forte, troppo forte.

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Concludo con uno spot, oggi in questa società mediatica è di gran moda. Vi siete chiesti perché la UIL è così attenta al fenomeno del mobbing? E’ un caso che il primo firmatario della proposta di legge depositata alla Camera sia Giorgio Benvenuto, ex Segretario Generale UIL, è un caso che il primo firmatario della proposta di legge depositata al Senato sia il sen. Tapparo, ex Segretario Generale UILM di Torino?

No, non è un caso.

La UIL, sindacato dei cittadini è sensibile a questi argomenti perché sta dalla parte dei più deboli, dalla parte di coloro che non sanno urlare, che non hanno casse di risonanze, di coloro che soffrono e che subiscono angherie anche sul posto di lavoro.