Mobbing: un fenomeno da debellare
Convegno Nazionale
UIL CA
Hotel Hermitage –
Galatina (Le)
Sintesi
della Relazione Conclusiva di Massimo
Masi
Segretario
Nazionale UIL C.A.
R |
ingrazio, innanzitutto, il
Segretario UILCA di Lecce, Oronzo Pedio, il Segretario della Camera Sindacale
UIL di Lecce, tutti i nostri quadri sindacali per l’organizzazione di questo
convegno. Ringrazio, inoltre, tutti i partecipanti, i relatori che hanno dato
lustro a questa nostra iniziativa.
Le relazioni,
gli interventi hanno dimostrato, che il problema del mobbing è sentito, è reale
e non è un fenomeno da “salotto buono”.
La UIL C.A. è
sensibile al fenomeno del mobbing (convegni di Novara, Bologna, Torino) non per
meri calcoli opportunistici ma perché ritiene essenziale, in questa fase di
profonde trasformazioni e di grandi ingiustizie, schierarsi al fianco di coloro
che si sentono oppressi da una società lavorativa che offre sempre meno solidarietà, sempre più rampantismo ed individualismo.
Gli esperti
indicano che il 15% dei casi di mobbing, in Italia, sono da individuare nel
nostro settore. Quali le cause?
Le
ristrutturazioni, spesso violente nel nostro settore, sono una causa di mobbing
in quanto non esiste, o per meglio dire non esisteva, fra i lavoratori una
cultura di precarietà del posto di lavoro. La famosa definizione del sistema bancario come “foresta pietrificata” non
riguarda solo il sistema ma anche
i lavoratori del credito. Le
repentine trasformazioni tecnologiche, la politica delle banche di aumentare i
guadagni comprimendo i costi (soprattutto quelli del personale), la ricerca
dell’utile a tutti i costi, la politica dei budget hanno determinato,
soprattutto nei colleghi più esposti, la caduta di certezze e la messa in
discussione dei diritti acquisiti nel tempo.
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Dopo sette ore di
dibattito l’attenzione cala. E’ assodato. Pertanto, voglio capovolgere la mia
scaletta dell’intervento conclusivo per fare proposte operative, subito.
La prima
proposta è quella di parlare del mobbing, di fare conoscere questa “malattia”.
Se ci limitassimo solo a questo convegno, la nostra iniziativa risulterebbe
solo idonea ad essere inserita nel calendario dei centomila convegni che si
svolgono in Italia, annualmente.
Da questo convegno
devono uscire due priorità: la
formazione e l’informazione rivolte entrambe verso i nostri quadri
sindacali. Dobbiamo dare gambe a questa iniziativa fornendo tutta la
documentazione possibile, fare corsi di formazione, dobbiamo fare, insomma, il
nostro mestiere di sindacalisti che, molto spesso, non è altro che ascoltare le
persone che sono sole e che hanno bisogno di avere certezze.
Come UIL C.A.,
già nei prossimi corsi formativi, inseriremo schede sul mobbing.
Quindi diamo
spazio sui nostri siti al mobbing, diamo spazio, soprattutto a coloro che
lanciano messaggi di soccorso, aiutiamo chi si trova in difficoltà.
Usiamo la
parola e, quando necessario, rivolgiamoci ai nostri sportelli di ascolto.
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L’intervento
del Sostituto Procuratore della Repubblica di Lecce, dott.sa Valeria Mignone,
mi ha emozionato. E’ la stessa emozione
che ho provato a Palermo ascoltando Borsellino e Falcone, Caselli a Bologna. E’
quell’emozione che si prova quando capisci che chi parla crede ciecamente in
quello che fa, svolge un compito. Quindi una persona che crede nella giustizia,
che opera per farla vincere e che combatte, con tutte le proprie forze fisiche,
fino in fondo. Dottoressa, siamo dalla stessa parte, continui in questa Suo
lavoro. Nel corso del Suo intervento Lei si è chiesta perché nella Regione
Emilia Romagna, in alcune banche, in particolare, statisticamente esistevano un
numero elevato di cause di lavoro che potevano avere la caratteristica del
mobbing.
Provenendo da
quella Regione, dalla banca che detiene quel triste record, posso tranquillare
affermare che almeno due sono le cause principali di questo accanimento
giudiziario. La prima è insita nella mentalità della gente della mia Regione:
non c’è la cultura del “lasciare perdere” e quindi chi si sente sopraffatto si
ribella con tutti i mezzi e, in ultima istanza, con l’arma legale. La seconda
deriva dal comportamento dalle banche.
Ad una
convention di una Banca che va per la maggiore si è preso a pretesto il titolo
di un libro di Coelo “I Guerrieri della Luce” per incitare i titolari, i vice,
gli addetti titoli ad essere i guerrieri della luce della Banca. Si, ha capito
bene: “i guerrieri della luce portano la verità ai popoli che ancora non
conoscono i servizi di questa banca. Tutti, quindi, al servizio di chi dà la
luce (il verbo della Banca attraverso capi e capetti).
Come si opera
il mobbing nelle banche? Facile. Basta prendere una lavagna, un foglio di carta
nelle filiali più rurali, scrivere i nomi dei colleghi che operano in quella
unità e riportare a fianco i nomi dei clienti acquisiti, i nuovi rapporti
aperti, i titoli venduti. Chi non è in media è cerchiato (con pennarello rosso)
e portato al pubblico ludibrio.
Poco importa
la qualità del lavoro, l’importante è la massa del lavoro. Dopo qualche mese il
collega “non in linea” si sente deriso, evitato dagli altri, accusato dagli
altri lavoratori di non saper lavorare in squadra contribuendo, così, all’insuccesso
della stessa e, infine, causa principale del mancato raggiungimento
dell’obiettivo che vuol dire premi in denaro.
Ancora. La
teoria della nota di qualifica o della pagellina. Se raggiungi l’obiettivo
previsto (budget) ti pago, se non raggiungi il budget ti “sputtano” con nome e
cognome davanti a tutti gli altri agenti alla prima riunione o convention e,
per applicare la nota teoria del “colpire uno per educarne cento”, anche se hai
raggiunto il budget ti calo le note di qualifica così il tuo premio viene
abbassato del 50%. “Che ti serva da lezione per te e per gli altri”.
Non basta. Nei
corsi per promotori o sviluppatori si insegna la teoria del dolore, di prendere
farmaci quando lo stress è elevato, quando la fatica ti assale. Ogni minuto
dedicato alla famiglia, al tempo libero è tempo rubato alla banca che ti paga
profumatamente e per Lei rappresenti un costo.
Non parliamo
poi della teoria della promozione. Io, banca, ti assumo, ti metto alla guida di
una filiale, casomai ti attribuisco anche una cifra “ad personam” o una
promozione, poi, se non raggiungi gli obiettivi ti trasferisco a 500/600
chilometri di distanza. Naturalmente nel corso del colloquio con l’Ufficio
personale ti viene detto che la Banca, la grande Banca, ha bisogno di te,
proprio in quel posto. A quel punto o ti licenzi o diventi un mobizzato.
Potrei
continuare, fare l’esempio, sul tipo della palazzina LAV, del trasferimento di
persone in uffici dove è “vietato lavorare”, oppure delle telefonate “anonime”
quotidiane a colleghi con epiteti e riferimenti a fatti lavorativi. Preferisco
fermarmi qui.
La Dottoressa mi
consentirà anche una battuta polemica nei confronti della Magistratura. Secondo
Lei è possibile che in alcune Preture le cause di lavoro, di mobbing durino
anni; che articoli 28 – comportamento antisindacale - (secondo grado) siano in
sospeso o non attribuiti ai giudici da oltre due anni?
Noi non vogliamo una magistratura schierata con sentenze
sempre a favore dei lavoratori, ma
in certe Preture vincere cause di lavoro è difficilissimo. In certe città è persino difficile trovare
un avvocato che te le patrocina contro certi padroni delle ferriere.
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Io condivido la proposta di Legge presentata da Giorgio Benvenuto. Senza una legislazione di sostegno, le cause sul mobbing sarebbero perse in partenza.
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Vedi dr. EGE
io ho l’impressione che, nonostante nella tua intervista a Serata TG1 di alcuni
sabati fa, dove affermavi che il sindacato è assente nel combattere il mobbing
perché, a volte, è costretto a prendere posizione contro un lavoratore che può
essere un proprio iscritto, solo il sindacato parli di mobbing. Il Sindacato
non ha paura del conflitto fra lavoratori, affronta questi problemi, quasi
quotidianamente. A questi convegni, Ege,
non vedi i rappresentanti delle banche o dell’ABI. Essi negano l’esistenza di
questo fenomeno, essi negano l’esistenza di questa malattia. E’ giusto
rimarcare l’esempio della ditta tedesca che mette nei contratti norme anti
mobbing, ma qui siamo in Italia non in Germania. Nel nostro Paese la cultura della sopraffazione e dell’illegalità è
ancora forte, troppo forte.
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Concludo con
uno spot, oggi in questa società mediatica è di gran moda. Vi siete chiesti
perché la UIL è così attenta al fenomeno del mobbing? E’ un caso che il primo firmatario
della proposta di legge depositata alla Camera sia Giorgio Benvenuto, ex
Segretario Generale UIL, è un caso che il primo firmatario della proposta di
legge depositata al Senato sia il sen. Tapparo, ex Segretario Generale UILM di
Torino?
No, non è un
caso.
La UIL, sindacato dei cittadini è sensibile a questi argomenti perché sta dalla parte dei più deboli, dalla parte di coloro che non sanno urlare, che non hanno casse di risonanze, di coloro che soffrono e che subiscono angherie anche sul posto di lavoro.